Una notte a New York
Dall'aeroporto a casa, di ritorno da un viaggio, una passeggera e un tassista. Due sconosciuti, la notte nella città che non dorme mai: quale condizione migliore per attraversare le strade e le vite tra ricordi e desideri, tra passato e futuro, in piena consapevolezza di un presente irripetibile. La sincerità si manifesta al suo massimo solo tra sconosciuti e le verità inconfessabili hanno una profondità come il campo delle inquadrature dei primi piani alla Orson Wells raggiungibile solo in presenza di chi, non sapendo nulla dell'altro, percepisce e capisce tutto, anche il non detto, oltre le apparenze e la superficie. Una notte in cui assaporare la libertà dolorosa di lasciar cadere tutte le maschere ed essere se stessi completamente e poi tornare ognuno a casa, ognuno al proprio mondo, nella propria realtà, come se nulla fosse cambiato e invece qualcosa è cambiato.
“Metti insieme due cose che insieme non sono mai state. E il mondo cambia. Sul momento è possibile che la gente non se ne accorga, ma non ha importanza. Il mondo è cambiato lo stesso” (Livelli di vita-Julian Barnes)
Questo è.
Un film in cui il tempo della vicenda e il tempo della narrazione combaciano scorrendo paralleli in poco più cento minuti di una corsa in taxi, di ritorno a casa, chi da un viaggio e chi dall'ultimo turno di lavoro. Tutto scorre per il merito di un dialogo denso e intenso affidato a due interpreti - Sean Penn e Dakota Johnson - che lo calzano comodamente come fosse vita vera. E lo è.
It's just like that. Times have changed a lot. Now people don't talk to each other much. Even if they are sitting in a car, the driver is not given much respect. Now people are spending their lives alone.